Il ruo­lo di inclusione andicap ticino nel­la pro­ce­du­ra di do­man­da di co­stru­zio­ne

Caterina Cavo

 

 

di Caterina Cavo, Architetto PhD, Ufficio barriere architettoniche inclusione andicap ticino

Al centro del servizio barriere architettoniche di inclusione andicap ticino c’è l’accessibilità: un diritto imprescindibile dell’individuo, espressione della libertà fondamentale di muoversi autonomamente in uno spazio.

inclusione andicap ticino è un ente di pubblica utilità, senza scopo di lucro, che da quasi cinquant’anni tutela i diritti delle persone con disabilità. L’associazione, nata nel 1973 e conosciuta fino al 2016 come FTIA (Federazione Ticinese Integrazione Andicap), ha recentemente cambiato il suo nome in inclusione andicap ticino per allinearsi alla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità (CDPD), ratificata dalla Svizzera nel 2014. L’associazione, per meglio identificare i suoi principi fondanti, ha superato il concetto di integrazione e promuove quello di inclusione. Lavorando quotidianamente sul territorio cantonale, offre servizi qualificati in diversi ambiti: giuridico, architettonico, sportivo, formativo e lavorativo.

Il servizio barriere architettoniche organizza l’attività sui medesimi presupposti e si occupa di tutti gli aspetti che riguardano l’accessibilità, diritto imprescindibile dell’individuo perché espressione di una libertà fondamentale: la libertà di muoversi autonomamente in uno spazio, di partecipare alla vita sociale, culturale e professionale. La possibilità, per tutti, di accedere a un luogo, a un edificio, a un servizio, argina lo svantaggio derivante da una condizione di disabilità fisica, sensoriale, cognitiva o psichica e parifica il diritto alla propria indipendenza.

Facendo capo alla Costituzione fe­derale, alla CDPD e alla normativa ­vigente – LE, LDis, SIA 500 – l’ufficio barriere architettoniche fornisce consu­lenza specializzata a professionisti del settore edile, a enti pubblici e a privati cittadini che, per mutate esigenze, abbiano necessità di modificare la propria abitazione. Tale attività è complementare a un altro fondamentale impegno: quello di promuovere un’architettura senza ostacoli nei progetti di nuova costruzione o di ampliamento/ristrutturazione.

La disamina delle domande di costruzione si inserisce in questo contesto ed è volta a verificare il rispetto del requisito di accessibilità nei progetti soggetti a procedura autorizzativa ordinaria.

L’art. 30 della Legge edilizia cantonale e l’art. 3 della Legge sui disabili iden­tificano le categorie di intervento e di edifici per le quali risulta obbligatorio garantire l’accessibilità: si tratta, ad esempio, di costruzioni e impianti aperti al pubblico, trasporti pubblici, immobili d’abitazione, edifici con posti di lavoro.

Scopo della LDis – entrata in vigore nel 2004 – è impedire o eliminare gli svantaggi nei confronti delle persone con disabilità, considerato che, ai sensi dell’art. 2 cvp. 3 della stessa Legge, «vi è svantaggio nell’accesso a una costruzione, a un impianto, a un alloggio, a un’infrastruttura o a un veicolo dei trasporti pubblici, quando questi sono concepiti in modo tale che l’accesso da parte dei disabili risulti impossibile o difficile».

Il controllo dei progetti, in fase di procedura autorizzativa da parte dell’associazione, ha un valore di prevenzione perché permette di correggere eventuali irregolarità e di realizzare edifici o infrastrutture privi di ostacoli e dunque a norma.

inclusione andicap ticino, come organizzazione attiva nell’aiuto alle persone con disabilità, è legittimata (art. 8 cpv. 1 LE, DE 22.02.1995, art. 9 LDis, art. 5 ODis e allegato 1 ODis) a proporre azione e ricorso, ovvero a presentare opposizione alle domande di costruzione che, soggiacendo all’obbligo di garantire il requisito di accessibilità, non rispettano le prescrizioni di legge.

Il servizio barriere architettoniche, nel perseguire il suo scopo e per formalizzare la richiesta di modifica del progetto al Comune interessato, può avvalersi di diversi strumenti operativi quali l’opposizione alla domanda di costruzione e l’avviso di non conformità.

Con l’opposizione alla domanda di costruzione si avvia una procedura di ­ricorso per contrastare la violazione di un diritto applicabile e viene depositata quando, dopo aver verificato il mancato rispetto del requisito di accessibilità, la sua presentazione risulti tempestiva rispetto al periodo di pubblicazione. Tale azione implica che inclusione andicap ticino, in qualità di opponente, sia ufficialmente coinvolto nell’iter autorizzativo.

Con l’avviso di non conformità si segnalano alla Municipalità le irregolarità riscontrate e si invita il progettista, rispettivamente l’istante, a correggere i piani e a integrarli al dossier di domanda di costruzione. L’avviso di non conformità è inviato se l’irregolarità rilevata è di lieve entità e risolvibile senza una revisione importante del progetto. In ogni caso prima del collaudo e per il rilascio del permesso di abitabilità le difformità rilevate dovranno essere risolte, ai sensi dell’art. 49 cpv. 2 LE.

Per ogni chiarimento è possibile prendere contatto con l’ufficio barriere architettoniche che fornirà la consulenza necessaria a correggere il progetto sotto il profilo dell’accessibilità.

La giurisprudenza a livello federale e cantonale determina dove applicare le regole necessarie a costruire senza ostacoli, mentre la Norma SIA 500 fornisce le specifiche tecniche di riferimento, come ad esempio le dimensioni minime o le configurazioni spaziali atte a favo­rire la mobilità delle persone con dis­abilità. Il raggiungimento di queste  condizioni ­rappresenta certamente un risultato soddisfacente. Per una parità di diritti, però, occorrerà proseguire questo percorso virtuoso e passare da un’architettura senza barriere – che fornisce concrete soluzioni a persone con problemi di mobilità – a un’architettura per tutti (Design for All, Universal Design), concepita in modo da ponderare la complessità del reale ed essere inclusiva.

L’uomo – animale sociale – per condurre una vita secondo etica e per raggiungere la felicità, deve perseguire il bene, l’esistenza buona; allo stesso modo l’architetto può approdare all’eudemonia applicando il suo sapere per il bene comune, adoperandosi, nell’esercizio della sua professione, per sostenere un diritto inalienabile quale la libertà individuale di muoversi, di appropriarsi di un spazio e di viverlo.

Un buon progetto esprime, nella sua sintesi architettonica, l’etica e il bello, perché uno spazio concepito in modo da liberare il movimento, da facilitare il dialogo e i rapporti con il contesto e tra gli utenti è, senza dubbio, il prodotto di una ricerca estetica responsabile.