Pianificazione urbanistica e inclusione. A che punto siamo?

di Caterina Cavo

Parigi – Ville du quart d’heure

Come rendere le città più accessibili per tutti e, quindi, più vivibili? Come valorizzare il potenziale locale di regioni e città? Diverse idee innovative sono in circolazione sia a livello internazionale sia a livello locale: vediamole.

La pianificazione urbanistica, si sa, è la disciplina della consapevolezza e della lungimiranza. Le nostre città sono il risultato di una stratificazione secolare di costruzioni, trasformazioni, idee, ma anche di errori. Tutti questi elementi, così eterogenei, sono un’eredità di considerevole valore che dobbiamo gestire al meglio per noi e per le generazioni future. Come diceva il filosofo Bernardo di Chartres «siamo come nani sulle spalle di giganti, così che possiamo vedere più cose di loro e più lontane,
perché siamo sollevati e portati in alto dalla loro statura». Imparare dal passato, dunque, per guardare con coscienza al futuro. E’ forse proprio questo concetto di lungimiranza che ispira numerosi comuni ticinesi a mettere in campo nuove strategie. In molti comuni si utilizza oggi il masterplan, un documento privilegiato per aprire un dibattito sulla città di domani e per rispondere a esigenze e desideri della cittadinanza. Grazie a una particolare procedura (il mandato di studio in parallelo), sono selezionati alcuni gruppi interdisciplinari, poi invitati a confrontarsi su possibili visioni riguardo alla pianificazione. Al Comune-committente resta il compito di scegliere la proposta che meglio interpreta i punti programmatici, ovvero i temi principali sui quali
impostare lo sviluppo del territorio nei prossimi anni. Interessanti visioni nell’ambito della pianificazione urbanistica stanno facendo scuola in molti paesi: a Parigi il modello «La Ville du quart d’heure» entusiasma molti cittadini: la Ville Lumière vuole infatti diventare la città della prossimità, dove puoi trovare tutto ciò di cui hai bisogno a quindici minuti da casa. Propone di riconfigurare gli spazi pubblici per ricucire i rapporti di vicinanza tra i cittadini. Il proposito è che ogni quartiere sia dotato dei servizi essenziali, raggiungibili a piedi o in bicicletta con facilità, accorciando le distanze casa-lavoro e abbandonando l’idea della strada come corridoio di flussi; la rue diventa luogo della socialità intergenerazionale. In Svezia stanno sperimentando il progetto «Street Moves», trasformando i posti auto in punti d’incontro e di convivialità, per ricostruire il senso di aggregazione (gli ideatori sono Vinnova, l’agenzia per l’innovazione nei trasporti e ArkDes, il Centro nazionale per l’architettura e il design). Di nuovo i concetti di inclusione e di accessibilità diventano trainanti nello sviluppo delle città: lavorando sulla rigenerazione delle realtà locali, si valorizza il potenziale sociale globale.
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