I segni della scoliosi

Fino a pochi anni fa la mia vita era assolutamente normale, come quella di una qualsiasi giovane ragazza. Poi, un’estate, un dubbio davanti allo specchio: cos’ho sulla schiena? Un  gonfiore? È strano. Va approfondito, ma non sarà nulla di grave. Purtroppo invece non è stato così.

 

Ilenia Caglia

Tutto è cambiato qualche anno fa: il 16 gennaio 2014 ho dovuto fare il mio primo intervento alla schiena in una clinica di Ginevra perché mi diagnosticarono una scoliosi molto grave.

L’accettazione non è stata immediata. Io e la mia famiglia abbiamo preferito contattare diversi medici prima di decidere di procedere con l’intervento perché speravamo in una soluzione migliore e, soprattutto, meno drastica per poter guarire. Dopo varie consultazioni mediche abbiamo però capito che non si poteva fare altrimenti: ormai era urgente operarmi, altrimenti avrei potuto avere dei problemi di salute molto gravi e, forse, addirittura mortali.

Oggi ho 18 anni, sono appena diventata maggiorenne, quindi pochi anni fa ero ancora poco più di una bambina. Mi ricordo benissimo che dicevo sempre cosa vuoi che sia mamma, non è la fine del mondo. Ovviamente in quel momento non mi rendevo conto di quanto fosse delicata la mia situazione… Ero tranquilla e non capivo tutta l’agitazione «inutile» dei miei familiari!

Una volta firmato l’accordo per l’operazione è iniziata la fase di preparazione: per un mese, una volta a settimana, ho dovuto fare delle punture sulla pancia che favorissero una maggiore produzione di sangue affinché potessi procedere con il prelevamento di due sacche di sangue di riserva in vista dell’intervento. Finito il trattamento siamo partiti per Ginevra. Prima dell’operazione ci hanno fatto soggiornare per qualche giorno in una casa riservata appositamente per chi deve subire un intervento. Una volta lasciata l’abitazione ci siamo diretti verso l’ospedale dove i medici ci hanno spiegato in dettaglio l’operazione stessa e le eventuali conseguenze di un intervento riuscito male.

 

Poi è giunto il momento della scelta. Il medico ci ha presentato due opzioni: un’operazione di sei ore con perdita di molto sangue e la conseguente necessità di trasfusioni, oppure un intervento più lungo, di 12 ore, che permettesse di eseguire i passaggi con maggiore tranquillità e con minor perdita  di sangue. Soltanto che la seconda opzione prevedeva anche eventuali conseguenze più gravi quali: non poter più camminare, la paralisi completa, oppure, addirittura, non svegliarmi del tutto.

Questa decisione ho voluto prenderla io: ho scelto l’opzione… […CONTINUA…]

 

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